
Gli studenti del triennio teologico della Facoltà Teologica Pugliese, nella mattinata dell’11 febbraio 2025, hanno avuto l’occasione di incontrare il prof. Martin M. Lintner, docente di Teologia Morale e Teologia Spirituale presso lo Studio Teologico Accademico di Bressanone (di cui è anche preside), membro dell’Ordine dei Servi di Maria e autore di numerose opere, come La riscoperta dell’eros (EDB, Bologna 2015), Cinquant’anni di Humanæ vitæ (Queriniana, Brescia 2018), e, fresco di stampa, il manuale Teologia morale sessuale e familiare. Una prospettiva di etica relazionale (Queriniana, Brescia 2024).
Attraverso un’accoglienza sempre più profonda dei dettami del Concilio Vaticano II, la teologia negli ultimi decenni è cresciuta molto nell’ascolto delle tematiche socio-culturali del nostro tempo e nel dialogo con le altre discipline.
È in questo panorama che si inserisce il lavoro del prof. Lintner, il quale, attraverso il recupero del dato biblico, ci ha fornito, durante il nostro incontro, delle chiavi di lettura più attente ai segni dei tempi e alle attuali provocazioni rivolte alla morale cristiana.
Partendo dal racconto della creazione di Genesi, siamo stati invitati a riflettere se la Sacra Scrittura proponga, ad oggi, un messaggio in contrasto o meno con le nuove scoperte scientifiche, muovendoci nel dibattito attraverso le categorie di corpo e di vulnerabilità. Abbiamo focalizzato alcune scene, in particolar modo Gen 1,27: «E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò», Gen 3,7.9-10: «Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. (…) Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”» e Gen 1,28: «Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”», e sono emerse tre grandi tematiche: quelle dell’identità di genere, della vulnerabilità e della responsabilità.
Siamo passati quindi ad una fase successiva, nella quale ci siamo divisi in gruppi e abbiamo cercato di rispondere a delle domande, emerse in particolar modo dalle prime due questioni, ovvero: “Perché la Bibbia traduce con i sostantivi maschio e femmina gli aggettivi ebraici zakhar e neqebhâ (maschile e femminile)? C’è differenza tra dire maschio e femmina e dire maschile e femminile?”, “Perché la nudità è espressione di vulnerabilità? Qual è la relazione fra le due?” e “In cosa consiste la vulnerabilità in relazione al nostro corpo?”.
È stato interessante rilevare come dal confronto, più che delle risposte definite, siano venute fuori altre domande che hanno reso ancora più evidente la delicatezza e la complessità degli argomenti trattati. Il dibattito è rimasto aperto, però una cosa possiamo dirla: è stata un’occasione per riflettere non tanto sui punti di arrivo quanto sul cammino, ricordandoci quanto sia bello ed importante il dialogo con l’altro, non solo al di là ma soprattutto attraverso le differenze.
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