Laris Kounderin, originario del Benin, è uno studente del 5 anno al ciclo istituzionale di teologia presso l’Istituto Teologico Regina Apuliae di Molfetta, Facoltà Teologica Pugliese.
«In un mondo in pieno cambiamento, dove la sessualità non è più un tabù e tutto sembra ruotare attorno a questa dimensione dell’essere umano e in cui si lotta (giustamente) per la parità di genere e sui diritti della comunità LGBT+, sulla base degli insegnamenti che la riflessione etico-teologica ci ha lasciato in merito alla legge naturale (sessualità legata alla procreazione; rapporti omosessuali contro natura, ecc.), è ancora opportuno presentare la legge naturale come qualcosa di stabile? O si deve ammetter la sua dinamicità? In altre parole, essa va interpretata e ridefinita di volta in volta in funzione dei vari mutamenti socioculturali e delle conoscenze scientifiche?».
Stefano Zamboni è presbitero religioso della famiglia dei Sacerdoti del S. Cuore (Dehoniani). Ha conseguito il dottorato in Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana e la laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Bologna. Attualmente è professore ordinario di Teologia morale sistematica presso l’Accademia Alfonsiana e invitato presso altri atenei.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Teologia dell’amicizia, EDB, Bologna 2015; Figli nel figlio. Una teologia morale fondamentale, EDB, Bologna 2016 (ed. con R. Tremblay); Desiderio e sequela. Breve introduzione alla vita morale, EDB, Bologna 2019; Al cuore della creazione. Mistero di Cristo ed ecologia, Aracne, Ariccia 2020.
Forse si ricorderà che prima del Sinodo sulla famiglia del 2014-2015 furono inviati dei questionari in vista di una sorta di ricognizione della situazione attuale in merito alle questioni più scottanti ed urgenti riguardo al matrimonio, alla famiglia e alla sessualità. Una serie di domande riguardava anche il concetto di “legge naturale”, il suo utilizzo da parte del Magistero e la sua comprensione da parte dei fedeli. Molte risposte riflettevano una sostanziale estraneità all’idea di legge naturale, del tutto in linea con la mentalità contemporanea. Non è un caso che un teologo abbia parlato di una “fissazione ostinata” del mondo cattolico rispetto all’idea di legge naturale. Del resto, chi conosca anche solo sommariamente il modo in cui un tale concetto si è evoluto nella storia, non può che riconoscerne l’estrema complessità. Tanto più se questa idea è utilizzata, senza alcun discernimento critico, nell’ambito dell’etica sessuale e matrimoniale.
Il documento Alla ricerca di un’etica universale che nel 2009 la Commissione teologica internazionale ha dedicato al tema riconosce onestamente i fraintendimenti ai quali il concetto di legge naturale è stato soggetto lungo la storia. Esso denuncia come insostenibile l’idea di una legge naturale concepita come “sottomissione rassegnata e del tutto passiva alle leggi fisiche della natura” oppure come “un dato oggettivo che si imporrebbe dall’esterno alla coscienza personale, indipendentemente dal lavoro della ragione e della soggettività”. Inoltre, riconosce che a volte “nel corso della sua storia, la teologia cristiana ha giustificato troppo facilmente con la legge naturale posizioni antropologiche che, in seguito, sono apparse condizionate dal contesto storico e culturale”. Pertanto, sostiene il documento, “oggi è importante proporre la dottrina tradizionale della legge naturale in termini che manifestino meglio la dimensione personale ed esistenziale della vita morale” (n. 10).
Questa premessa è necessaria, a mio avviso, per invitare alla prudenza quando si ha la tentazione di appellarsi immediatamente alla legge naturale nell’ambito dell’etica sessuale. Spesso lo si fa addirittura con l’intenzione di troncare il dialogo, magari richiamandosi a una sedicente visione cristiana (o cattolica) della sessualità senza tempo e senza luogo, fondata su una legge naturale la cui conoscenza sarebbe spontanea ed immediata. In realtà basta sfogliare qualche manuale di teologia morale di inizio Novecento e metterlo a confronto con l’impianto personalista di Gaudium et spes per rendersi conto del deciso balzo in avanti del Concilio rispetto alla visione del matrimonio e alla sessualità. E una tale prospettiva non affonda le sue radici solo in una più avveduta antropologia teologica, ma anche nella nuova comprensione della sessualità propiziata dalle scienze umane del Novecento.
Oggi, dunque, appellarsi semplicemente alla legge naturale come se questa fosse scontata ed evidente non porta a nulla. Del resto, non raramente, il ricorso alla legge naturale nell’ambito dell’etica sessuale è fatto in modo acritico e frettoloso, interpretando la legge naturale alla stregua di quelle leggi che regolano la natura e sono scoperte delle scienze empiriche. In tal modo, il dato biologico viene assunto come immediatamente normativo; sarebbe la biologia a dettar legge all’uomo e alla sua condotta.
Vale la pena, per rispondere a un tale tipo di argomentazione, riprendere in mano le riflessioni di Veritatis splendor a questo proposito. Il magistero – sostiene l’enciclica – è stato spesso accusato di fisicismo o naturalismo, proprio perché avrebbe assunto, rispetto alle tematiche di etica sessuale, una argomentazione come quella appena ricordata. Un’autentica interpretazione della legge naturale (come viene proposta da Tommaso) non va però in questa linea, perché non assume il dato biologico come norma immediata: “le inclinazioni naturali acquistano rilevanza morale solo in quanto esse si riferiscono alla persona umana e alla sua realizzazione autentica, la quale d’altra parte può verificarsi sempre e solo nella natura umana” (n. 50). Le inclinazioni naturali di cui parla san Tommaso non sono in se stesse normative dal punto di vista etico; non sono le leggi biologiche ad essere leggi morali. I dati biologici, spiega Veritatis splendor, sono invece come dei “segni anticipatori” (n. 48) che vanno assunti dalla ragione umana come indicazioni del bene proprio della persona umana. È alla luce della persona umana, della sua ragione e della sua libertà, che le indicazioni anticipatorie del corpo assumono normatività etica.
Si definisce così il compito della morale, che non argomenta a partire da una legge naturale al di là del tempo, conosciuta con evidenza assoluta e dedotta in modo geometrico. La legge naturale è la legge della natura umana che esiste sempre nella storia e che pertanto reclama costantemente un’interpretazione sapiente. Bisogna anche tenere presente che il termine “legge naturale” oggi non appare forse il più adeguato, poiché è fonte di troppi fraintendimenti e probabilmente se ne potrebbe o dovrebbe trovare uno migliore. Quello che si deve assolutamente mantenere, invece, è l’idea di fondo dell’antropologia cristiana, ossia che l’uomo è anima et corpus unus, condizionato eppure sempre chiamato a trascendersi, intreccio indissolubile e affascinante di natura e libertà.
Comments (1)
Kouderin Larissays:
Dicembre 12, 2023 at 9:16 pmBuonasera professore Stefano, è con molto piacere che ho letto il suo testo in risposta alla mia domanda. Vorrei ringraziarla per la chiarezza.