Alcune pennellate di questi dieci anni
di magistero morale di Papa Francesco
a cura di Antonio G. Fidalgo, C.Ss.R., docente ordinario di Antropologia sistematica presso l’Accademia Alfonsiana, Pontificio Istituto di Teologia Morale in Roma.
Stiamo parlando di dieci anni di pontificato, in qualche modo del tutto inaspettati. Stiamo parlando di papa Bergoglio, gesuita per la prima volta in questo luogo, nato a Buenos Aires nel 1936, primogenito di cinque figli. Stiamo parlando di chi ha scelto di risiedere nella casa di Santa Marta, invece che nel Palazzo Apostolico Vaticano. Di un uomo che sta promuovendo una notevole riforma della Curia romana (organizzazione e trasparenza). Parliamo di chi ha continuato con premura le azioni necessarie contro la pedofilia, gli abusi, la tutela dei minori e la salvaguardia dei migranti. Stiamo parlando del Papa che, eletto e preso dalla “fine del mondo”, non sta portando tutto alla fine, ma cerca che tutto possa realizzare la sua finalità più genuina.
La teologia in generale, e la teologia morale in particolare, oltre a trovarla nelle sue parole, abbondanti, precise e altamente significative, si ritrova in tanti suoi gesti concreti e in tante sue opzioni pastorali (luoghi dei viaggi apostolici; modi per celebrare determinati eventi, ricorrenze; presa di posizione di fronte a grandi sfide epocali, come guerre, violenze, povertà, catastrofi naturali; nomine a incarichi nella Chiesa; ecc.).
Francesco, presenta o si basa su quale tipo di morale? – potrebbe essere la domanda. In questo senso si potrebbe dire che è un “eclettico” (nel senso genuino e positivo di questa espressione: selettivo). Include aspetti della morale dei comandamenti, così come delle virtù, considera gli atti anche se più gli atteggiamenti, la sua prospettiva è quella della fede, anche se molto più centralizzata nell’amore. Così, sinteticamente, si potrebbe dire che la morale proposta da papa Francesco è una morale radicalmente evangelica, aperta e plurale, il cui centro di interesse è l’essere umano pellegrino, fragile e vulnerabile per condizione, con l’importanza insostituibile della coscienza, sempre bisognosa di accompagnamento nell’amore e dall’amore, in vista di una migliore realizzazione della sua vocamissione in questa storia, sia personale che sociale, strutturale e sistemica, includendo in modo paradigmatico una visione preponderante del mondo degli abbandonati, delle vittime e dei veri bisogni integrali dell’umanità. Una morale relazionale, di misericordia e di abbondante redenzione, per dirla con terminologia alfonsiana.
In papa Francesco troviamo uno stile più parenetico che normativo, uno stile esistenziale e magisteriale caratterizzato dalla freschezza, dall’umiltà e il realismo, e insieme il coraggio necessario nella presenza e nell’annuncio. Una chiara proposta per continuare ad assimilare con fedeltà creativa le intuizioni del Vaticano II, approfondendone in una prospettiva teologico-pastorale integrale. Da qui si può dire che il contesto di tutto il suo servizio pontificio è quello di una nuova tappa di evangelizzazione che pone al centro – come riferimento fondamentale – l’annuncio gioioso del Vangelo della misericordia, della tenerezza, della comprensione. La Chiesa esiste per evangelizzare e quindi tutto in essa deve compiere questa missione. Quindi, tutta la teologia dovrebbe essere evangelizzatrice. Una teologia generata e configurata dal Vangelo e che si declina secondo il Vangelo, cammina secondo i criteri più genuinamente evangelici. Una teologia che promuove il dialogo con il mondo della cultura e della scienza, di forma inter e transdisciplinare. Una teologia che presuppone un necessario e prudente pluralismo teologico-pastorale, per sviluppare i diversi aspetti dell’insondabile ricchezza del Vangelo. Una teologia che nasce dentro del camminare del popolo di Dio ed è sempre al suo servizio, alle sue preoccupazioni e bisogni reali. In questo senso, non è mai una teologia meramente speculativa – fatta a tavolino –, ma cerca di approfondire una lettura sapienziale e profetica dei segni dei tempi, alla luce del Vangelo, della sapienza umana e delle insondabili ricchezze della grande tradizione ecclesiale.
La teologia morale si colloca in questo contesto. La pastorale appare allora come l’humus, il punto di partenza, e al tempo stesso come mediazione in cammino, e non meno importante come il punto di arrivo, poiché ciò che interessa è accompagnare la vita della gente, questa è la pastorale, seguendo l’ispirazione evangelica più genuina che non c’è storia di salvezza se non c’è salvezza nella storia. Una teologia morale che interpreta, valuta e accompagna l’agire cristiano come una vera risposta d’amore a una chiamata profonda a vivere in dignità e libertà, dall’amore ineffabile, nell’amore inedito, verso un amore incommensurabile. Una teologia morale attenta alla voce, alla guida, dello Spirito Santo, come dono d’amore che accompagna il pellegrinaggio dell’essere umano nella realizzazione della storia, considerando le sue necessità, i suoi desideri, i suoi sogni. Una teologia morale che assuma due cose essenziali come metodologia di approccio: la vicinanza, che comporta quindi l’accompagnamento delle persone e delle loro reali condizioni di vita, delle situazioni e delle loro reali complessità strutturali e sistemiche; e il discernimento, che comporta l’ascolto e la ricerca plurale delle migliori soluzioni. Una teologia morale che deve reimparare a guardare più da vicino la vita reale delle persone e non solo i suoi aspetti normativi e formali.
Non siamo di fronte a una morale nuova, radicalmente nuova e che viene a rompere con tutto il percorso precedente. Anche se siamo di fronte a nuove accentuazioni. Francesco, riprende – come già detto – il cammino aperto dal Vaticano II. A questo aggiunge la sua impronta pastorale (in un certo senso di tonalità argentino-latinoamericana) e cerca una prospettiva il più armoniosa possibile. La raggiunge? A volte si, a volte no. Sia nelle sue affermazioni formali che informali, può presentarsi in questa linea di rinnovamento e aggiornamento, nonché di ripetizione del consueto, di quei luoghi comuni della teologia e della prassi ecclesiale e socioculturale. Pertanto, sebbene affronti molte questioni morali, non si è pronunciato su tutte in modo esaustivo, ma piuttosto con l’intento di indicare un cammino. Questo ha i suoi vantaggi e i suoi limiti. Il vantaggio è che lascia spazio aperto per continuare ad approfondire; il limite, invece, è che su certi argomenti sembra non rimanere altro da fare che continuare a ripetere il solito.
A conclusione di questa riflessione, proponiamo un testo di Francesco per sintetizzare ed esemplificare quanto detto:
Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada. I Pastori che propongono ai fedeli l’ideale pieno del Vangelo e la dottrina della Chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti. Il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non condannare. Gesù aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo facciamo, la vita ci si complica sempre meravigliosamente (AL, n. 308).
Una visione sintetica dei principali temi morali trattati da Francesco in questi 10 anni
Alcune delle sue principali preoccupazioni: i poveri, gli abbandonati, gli esclusi; le donne; l’individualismo e/o egoismo personale e sistemico; l’ecologia integrale; le sfide sociali che impoveriscono e generano diversi tipi di violenza, perché escludono e scartano, disumanizzano; una terza guerra mondiale a pezzi, che lacera e ipoteca il futuro; la cura non negoziabile della vita in tutte le sue fasi; ecc.
Alcuni elementi strutturali: la morale all’interno dell’annuncio gioioso del Vangelo della misericordia (non vista in sé o come prioritaria, ma piuttosto strumentale); cambiamenti negli stili di vita e nei paradigmi di vita; dinamismo operativo, personale e strutturale di sviluppo e crescita secondo la logica dell’amore; farsi carico degli altri (persone ed ecosistema); ripensamento delle prospettive socioculturali, politiche ed economiche; il rispetto delle coscienze e la legge della gradualità; Luoghi teologici fondamentali (oltre ai classici): la realtà storica; la realtà socioculturale; il popolo; gli abbandonati soprattutto i più poveri; le periferie geografiche e, soprattutto, esistenziali; la creazione; amicizia politica come base e sistema; ecc.
Alcune delle sue parole chiave: realtà; essere in uscita; apertura; vicinanza; incontro; ascolto; discernimento; dialogo; amicizia sociale; dignità; impegno concreto; misericordia; tenerezza; amore/carità; inclusione; cura integrale; valori non negoziabili; spiritualità; educazione; ecc.
Una bibliografia minima per approfondire
Carlotti, Paolo, La morale di papa Francesco, EDB, Bologna 2017.
Fumagalli, Aristide, Camminare nell’amore. La teologia morale di papa Francesco, LEV, Città del Vaticano 2017, specialmente 105-115.
Morandini, Simone, «Dare corpo alla misericordia: potenti parole morali», in Fondazione Lanza (ed.), Dove va la morale? Papa Francesco e il rinnovamento dell’etica, Proget, Albignasego 2016, 9-24.
Zacharias, Ronaldo – De Castro Millen, Maria Inês (org.), A moral do Papa Francisco. Um projeto a partir dos descartados, Santuário, Aparecida (SP) 2020.
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