Educare alla misericordia: per riscoprire il senso della riconciliazione

Teresa Di Mitri racconta per il nostro blog  l’esperienza vissuta nel gruppo di lavoro pomeridiano sula tema dell’Educare alla misericordia.
Teresa è sposata con Paolo Simonetti, vive a Leporano (TA). È insegnante di religione cattolica presso l’IIS “Maria Pia” di Taranto. Da molti anni collabora con il Settore IRC dell’Ufficio Scolastico regionale e con quello dell’Arcidiocesi di Taranto. Nell’Ufficio Catechistico Diocesano è referente per la catechesi con le persone disabili. Collabora con l’Istituto Pastorale Pugliese per il Progetto “Parrocchie sinodali e missionarie” ed è membro della Commissione Regionale per la Dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi.

Nella giornata di studio “Scelgo il bene! Iniziazione cristiana ed educazione morale” del 25 maggio scorso, si è vissuto un tempo disteso per il confronto nei gruppi con l’intento di provare a delineare qualche idea costruttiva e operativa dell’aspetto morale per la catechesi di iniziazione cristiana.

I partecipanti sono stati raggruppati in tre aree dedicate a: 1) Educare alla misericordia: Percorso per riscoprire il senso della riconciliazione; 2) Educare alla libertà. Percorsi per formare la coscienza a una libertà responsabile; 3) Educare al dono. Percorsi per vivere le relazioni nella logica del dono.

Nella sua introduzione, don Giorgio Nacci ha tracciato le linee essenziali del laboratorio invitando tutti ad uno sforzo di creatività. L’intento alla base del lavoro è stato di entrare come protagonisti nella fase progettuale, provando a superare l’abitudine a renderla solo organizzazione di eventi rivolti ad altri.

Anche il gruppo 1 “Educare alla misericordia”, guidato da fra Gianpaolo Lacerenza, coadiuvato da Teresa Di Mitri e Angela Porrelli dell’equipe regionale per la catechesi, ha lavorato su 3 step: in un primo tempo ci si è lasciati interrogare dalla realtà dei bambini e dei ragazzi attraverso un breve video di don Alberto Ravagnani, della diocesi di Milano, tratto da YouTube.

Per costruire l’itinerario catechistico, subito dopo (fase 2), si è passati all’analisi di spunti offerti dai testi del Catechismo dei ragazzi per individuare i brani della Parola di Dio e valori morali chiamati in gioco, suddividendo i destinatari dell’azione catechistica in tre fasce:

1) Io sono con voi: unità 10 “Perdonaci Signore” (6/8)

2) Venite con me: unità 10 “Perdonaci Signore” (9/11)

3) Sarete miei testimoni: unità 2 “Sulla via di Gesù” (12/14)

La parte costruttiva, che ha richiesto tempo e impegno, si snodava lungo 3 attenzioni: bambini e ragazzi; famiglie; educatori-catechisti.

Numerose e interessanti le idee emerse. Si è evidenziata anche la fatica del progettare insieme senza perdere di vista gli obiettivi, provando a esprimere modalità operative nuove.

Il gruppo che ha lavorato sui 6/8, ad esempio, ha individuato come brano del Vangelo la parabola del padre misericordioso e ha, quindi, selezionato una scelta di vocaboli per esprimere alcune attenzioni pedagogiche da tenere a mente, quali accoglienza, dialogo, condivisione, ascolto, suggerendo di dedicare ampio spazio al metodo della narrazione. È emerso il desiderio di un lavoro più condiviso tra catechisti e educatori delle varie comunità in modo da rispondere meglio alle esigenze provenienti dal territorio.

I catechisti che si sono rivolti alla fascia 9/11 hanno elaborato un’altra idea: sempre muovendo dalla lettura della parabola del padre buono, hanno immaginato un percorso attraverso i sensi, in particolare quelli del tatto e della vista. Si potrebbe sperimentare l’esperienza dell’abbraccio a partire dalle situazioni di conflitto vissute dai fanciulli stessi, per comprendere la difficoltà nel donare il perdono agli altri o nel riceverlo. Per le famiglie, lo stesso gruppo ha immaginato di puntare al valore della gratuità, mettendo al centro il Sacramento della riconciliazione. Gli spunti meditativi e catechistici si potrebbero offrire utilizzando il noto dipinto di Rembrandt il “Ritorno del figlio prodigo”. Per i catechisti ipotizzano una maggiore attenzione al tema della corporeità, al suo senso cristianamente ed evangelicamente inteso, per un approccio maturo e consapevole a questi aspetti.

Il terzo gruppo, dedicato alla fascia 12/14, ha invece preferito il passo evangelico giovanneo della lavanda dei piedi al capitolo 15, per permettere al ragazzo di percepire l’amore incondizionato di Dio attraverso la figura di Gesù che ama per primo senza attendere il contraccambio. Essendo questa una fascia molto delicata dello sviluppo umano, il gruppo ha inteso sottolineare che l’amore di Dio può essere percepito più facilmente se si parte dal loro coinvolgimento esistenziale. Da qui l’esigenza di arricchire il percorso catechistico con esperienze significative sul territorio inerenti alla carità e alla gratuità: incontri in case di riposo, mense per senza fissa dimora, case di anziani della comunità, ecc. Nei riguardi delle famiglie è emersa l’esigenza di accompagnare alla scoperta dei valori della libertà e dell’attesa. Come per i ragazzi, anche per gli adulti Dio agisce nella storia personale e attraverso la vocazione battesimale elargisce la sua misericordia. Il suggerimento è di riscoprire la figura del testimone/accompagnatore nella fede che possa far apprezzare il senso della vita spirituale. Perché non immaginare momenti condivisi tra famiglie che hanno già vissuto una storia di riconciliazione o di gratuità? Molte famiglie, inoltre, sperimentano situazioni di fragilità che non sempre consentono di vivere appieno i momenti forti della comunità, come ad esempio le celebrazioni comunitarie della riconciliazione o della prima comunione dei figli. Si potrebbe suggerire di compiere alcuni gesti simbolici, come ad esempio l’abbraccio tra genitori e figli, per lasciare una traccia di misericordia anche per chi non può accostarsi al sacramento.

Anche i catechisti e gli educatori dovrebbero sperimentare il perdono nel lora loro storia personale attraverso le figure che già si sono lasciate attraversare da esso.

Il terzo e ultimo step chiedeva poi di evidenziare le criticità emerse durante il lavoro di gruppo e le prospettive aperte dal lavoro condiviso. Mettere insieme punti di vista diversi richiede tempo e ascolto. Nel lavoro del gruppo si è percepita la fatica del lasciare spazio alle idee dell’altro, col rischio di perdere la ricchezza che viene dall’ascolto. D’altra parte, è sempre più faticoso declinare termini come “misericordia” o “gratuità” nei contesti dei nostri ragazzi. È emerso anche che nella progettazione ci si lascia spesso guidare dalle urgenze organizzative, mostrando come sia più faticoso aprirsi alla riflessione e al discernimento. La prospettiva più interessante era contenuta nella traccia del lavoro: progettare tenendo in mente non solo i ragazzi, ma anche le famiglie, i catechisti e le stesse comunità. Il catechista deve sapersi collocare nella storia, non guardare da fuori. Questi anni di sinodo ci stanno dicendo che non siamo noi a “portare Gesù nel mondo” ma che Gesù attende di essere ascoltato e riconosciuto nei fratelli che camminano nelle nostre strade.

Dal punto di vista catechistico sono emersi anche aspetti molto interessanti: la riscoperta di una nuova ritualità: come vivere oggi i sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia con le famiglie? Il catechista oggi deve farsi carico dei ragazzi ma anche delle loro famiglie. Questo richiede un nuovo senso di partecipazione della comunità alla missione dell’annuncio del Vangelo. Il corpo e la corporeità sono temi che esigono una nuova formazione e maggiore attenzione e cura da parte dei catechisti.

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